Il fascino di un mistero


Viviamo circondati dalle semplificazioni.

Ogni giorno abbiamo accesso a una quantità di informazioni troppo grande per i nostri piccoli cervelli e allora ci rifugiamo in risposte semplici.

Non illudiamoci, non succede solo da qualche anno, grazie a internet e tutte le altre tecnologie che celebriamo ogni giorno.

È un processo naturale, un meccanismo evolutivo che ci ha permesso di sopravvivere nelle giungle e nelle foreste, dove la capacità di non essere sopraffatti dagli input sensoriali era già fondamentale.

Ogni automatismo nasconde dei pericoli e in questo caso potremmo trovarci di fronte a (in ordine crescente di dannosità): impoverimento intellettuale, errori di comprensione, pregiudizi, superstizioni, bufale, teorie del complotto, Mistero e Giacobbo.

Bene, ma che c'entra tutto questo con la mappa in apertura di post?



Terminato il sesto capitolo di Radici mi sono concesso un paio di settimane di pausa per fare un breve tour archeologico della Sardegna, in compagnia della mia ragazza (archeologa).

Un sito dopo l'altro, io e Carla abbiamo scoperto un'isola vasta e multiforme come un continente, che ospitò una cultura antica e complessa, capace di sopravvivere, seppure camuffata e sottopelle, fino a oggi.

Sto parlando della civiltà nuragica



Studiati solo da qualche decennio, e non sempre in modo sistematico, la storia, l'organizzazione, i culti e la quotidianità di questa civiltà presentano ancora delle aree oscure, dei veri e propri misteri, contro cui io e Carla abbiamo sbattuto la testa più volte.

Almeno per quanto mi riguarda, forse inconsciamente, all'inizio cercavo in tutti i modi di arrivare a delle risposte, di ridurre la complessità, come dicevo all'inizio.



Col passare dei giorni, vedendo sempre più siti, ascoltando sempre più guide, ho iniziato a comprendere che di questa civiltà in realtà sappiamo moltissimo, anche se non tutto. 

Molto lavoro è stato fatto e quello che conosciamo è incredibile. 

Tantissimo lavoro resta da fare e quello che non conosciamo probabilmente è lì, sottoterra, da scoprire.

E proprio questo è il bello. 



Le risposte vere, le risposte significative, si trovano lì, nel lavoro. 
Non nella semplificazione o nelle teorie assurde.

Il fascino di un mistero sta nella sua possibilità di essere esplorato.

Con cognizione di causa, studio, impegno, fatica e ironia. Senza accettare risposte semplici, preconfezionate e definitive.

Questo mi ha ricordato la Sardegna.

Questo Carla cerca di fare nel suo lavoro.

Questo cerco di fare io con le mie storie.



I disegnini sparsi per il post sono stati realizzati en plein air, durante il viaggio, sul mio fidato taccuino arancione.

Tornate sul blog tra qualche giorno per un aggiornamento sul secondo volume di Radici.